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Fake news: notizie false per guadagni veri

Categorie Economia · Finanza
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La locuzione fake news è ormai entrata nel linguaggio di tutti i giorni, sostituendo l’italiano “bufala”. Il merito di questo è anche e soprattutto di Donald Trump, che ne ha fatto una sorta di mantra oltre che di arma contro i giornalisti critici della sua amministrazione. Ma le valutazioni politiche non competono a chi vi scrive e quindi qui ci concentreremo sul giro d’affari intorno alle fake news.

Come ampiamente dimostrato, le fake news sono capaci di generare effetti devastanti nella vita delle persone. Si pensi solo alle recenti false notizie di attentati in corso o altre situazioni che hanno esclusivamente generato caos. Partiamo distinguendo tra fake news e notizia falsa.

Cos’è una fake news?

Una notizia, articolo, tweet o simili scritto con il solo intento di disinformare e ingannare chi la legge, è una fake news. La componente chiave è che chi la scrive, sa che sta scrivendo una cosa totalmente falsa e ha un obiettivo preciso. Questo può essere politico (al fine di ottenere finanziamenti per un partito o supporto per una determinata politica) o anche solo il lavoro di una persona con problemi psichici che si diverte a generare caos (non mancano i casi anche di questo, purtroppo).

Le notizie date in buona fede ma poi rivelatesi errate non sono fake news. Semplificando, se il/la giornalista X afferma in buona fede che Tizio ha commesso un reato ma poi si scopre che questi è innocente, ha solo riportato una notizia errata.

Tre esempi di fake news storiche

Prima di entrare nella parte economica dell’articolo, riportiamo tre casi a loro modo importanti.

  • 315 d.c.: la “Donazione di Costantino” era il documento che la Chiesa romana aveva utilizzato per secoli come fonte legittima della propria influenza sull’occidente. Lo studioso Lorenzo Valla ha in seguito accertato che tale documento era un falso. Probabilmente il primo caso di fake news al mondo
  • 2003: Colin Powell, allora segretario di Stato statunitense, afferma di fronte al consiglio dell’O.N.U. che Saddam Hussein, dittatore e leader iracheno, era in possesso di armi di distruzione di massa
Powell mostra la famosa boccetta contenente le “prove” degli armamenti nucleari iracheni.
  • 2017: la ragazza musulmana che ignora la vittima dell’attentato di Londra e passa oltre. In realtà altre foto mostrano la ragazza in ginocchio e in lacrime che si dispera per l’orrore appena avvenuto.
La foto utilizzata per la propaganda islamofobica

Click-bait ads e fake news

“Avvistata Scarlett Johansson in compagnia di un nuovo uomo. Clicca qui per saperne di più”. Quando volte troviamo su Internet titoli simili? Milioni di volte? Forse anche di più. I click-bait (bait significa esca, come quella per pescare) sono titoli sensazionalistici o che comunque riescono a catturare l’attenzione di un lettore distratto che finisce per cliccarci sopra. A quel punto le pubblicità contenute in quella pagina (i cosiddetti ads) si “attivano” e parte il guadagno per chi gestisce quel sito. La relazione tra click-bait e fake news è stata accertata da vari esperti del settore. Scrivendo qualche scemenza più o meno colossale, un fake news writer può arrivare a guadagnare anche fino a 5000$ al mese, senza impegnarsi troppo. Il picco si è avuto durante le presidenziali americane, dove è stato stimato che i bufalari sono arrivati a percepire fino a 40000$ al mese.

L’effetto sulla Borsa

E’ stato studiato che i tweet delle principali compagnie quotate hanno un grande impatto sul valore delle loro azioni. Questo rende immediato pensare a quanto una fake news del tipo “La società Z sfrutta dei bambini per produrre i suoi prodotti” potrebbe avere un effetto negativo sull’andamento di mercato di tale azienda.

Conclusioni

Con l’avvento dei social media, le false informazioni sono diventate fake news e hanno trovato terreno fertile nelle lande virtuali. Oggi appaiono come un fenomeno inarrestabile ma molti Paesi stanno promulgando leggi al fine di combatterle. Riusciranno nel loro intento? Ai posteri l’ardua sentenza.

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