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Il FTSE MIB (Financial Times Stock Exchange Milan Index) è il principale indice del mercato azionario italiano. Si tratta di un paniere che, con poche eccezioni, comprende generalmente le azioni delle 40 società italiane quotate sul MTA o sul MIV, anche se hanno sede all’estero, con la più alta capitalizzazione di mercato, flottante e liquidità.

La revisione dei componenti avviene di norma su base trimestrale, il lunedì successivo al terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre.

Il ribilanciamento eccessivo può essere effettuato a seguito di un trasferimento di capitale (aumento del numero di azioni superiore al 5%), di una variazione significativa (superiore al 5%) del flottante, di una scissione (ossia divisione di unità aziendali), di una fusione, di un delisting o di una nuova quotazione, a condizione che il nuovo titolo abbia un capitale pari ad almeno il 3% del valore attuale della capitalizzazione totale di mercato.

La storia del FTSE MIB

FTSE Russell ha iniziato a gestire gli indici italiani il 1° giugno 2009 con l’introduzione della FTSE Italia Index Series, che oltre al FTSE MIB comprende anche il FTSE Italia Mid Cap e il FTSE Italia Small Cap, che insieme formano il paniere FTSE Italia All-Share. La serie di indici FTSE Italia è stata successivamente integrata dai nuovi indici FTSE AIM Italia, FTSE Italia Brands e dalla famiglia di indici PIR.

L’indice di riferimento italiano è stato lanciato il 31 dicembre 1992 come COMIT 30, con un valore base di 100 punti.

Il 17 ottobre 1994, la Borsa Italiana ha acquisito i diritti del COMIT 30 Banca Commerciale Italiana (ora Intesa Sanpaolo) e lo ha rinominato Mib30. Fino al 1° giugno 2003, l’indice comprendeva le 30 azioni con la maggiore capitalizzazione di Piazza Affari.

L’S&P Mib, che sostituisce lo storico Mib30, è il risultato di una collaborazione tra Borsa Italia e Standard & Poor’s. È stato quotato dal 2 giugno 2003 al 29 maggio 2009 ed è stato sostituito dall’indice FTSE MIB il 1° giugno in seguito alla fusione di Borsa Italiana e LSE per formare il London Stock Exchange Group.

Generali e Mediobanca sono le uniche due società che sono state presenti a Piazza Affari ininterrottamente dal 1992, anno di nascita del COMIT 30, all’attuale FTSE MIB.

L’andamento dell’indice

Nella sessione del 7 marzo 2000, l’indice ha raggiunto i 51.273 punti, mentre il prezzo di chiusura del giorno precedente era di 51.093 punti.

La sessione migliore per il mercato azionario è stata il 13 ottobre 2008, quando l’indice è salito dell’11,49%, mentre la peggiore è stata il 12 marzo 2020. (a causa delle preoccupazioni per la diffusione del virus COVID-19), quando l’indice è sceso del 16,92%.

L’evoluzione dell’indice Ftse Mib a 10 anni dalla sua creazione, avvenuta il 1° giugno 2009, riflette bene l’evoluzione intermedia dell’economia italiana.

A livello settoriale, è evidente che la componente bancaria è in calo. In passato, gli istituti di credito erano la componente più rappresentata della curva, ma la crisi che ha colpito il settore ha portato a un forte calo del valore di mercato: nel 2009, il capitale totale dei principali istituti quotati era di oltre 93 miliardi di euro. La loro quota nel paniere, che nel 2009 rappresentava il 26,4% della capitalizzazione (ma aveva superato il 30% prima del crollo di Lehman), è scesa anch’essa ad appena il 16,6% ed è stata sostituita dalle utilities (Enel in primis), che ora rappresentano il 18,2% della capitalizzazione dell’indice.

Il vuoto lasciato dalle banche, oltre che dalle telecomunicazioni (che rappresentavano quasi il 30% del listino all’inizio degli anni 2000, ma ora solo l’1,5%), è stato colmato dal settore industriale (che rappresentava il 5,2% e ora l’8,6%) e da quello automobilistico (passato dal 3,8% al 10,9% del Ftse Mib), grazie in particolare alla crescita del gruppo FCA e alla decisione di scorporare Cnh Industrial e Ferrari.

In 10 anni, la composizione della lista è cambiata e non comprende più 19 titoli, tra cui Banca MPS (valutata oltre 8 miliardi di euro 10 anni fa e che nel 2019, nonostante i vari aumenti di capitale, non è molto più di uno) e l’intero settore dei media (allora rappresentato da Mediaset e Mondadori), che non è più rappresentato nella lista nel 2019.

Le società nel FTSE MIB

Le prime 10 società del paniere hanno una capitalizzazione di 261,559 miliardi ed un peso del 65,5%.Enel con una capitalizzazione di 46,94 miliardi di euro ed un peso nel paniere dell’11,76%, è da fine marzo 2019, la società con il maggior valore della Borsa Italiana, seguita da:

  • Eni con 35,13 miliardi di euro,
  • Intesa Sanpaolo con 33,68 miliardi di euro,
  • Stellantis 28,16 miliardi di euro,
  • STMicroelectronics con 24,14 miliardi di euro,
  • UniCredit con 23,33 miliardi di euro,
  • Ferrari con 22,51 miliardi di euro,
  • Generali con 21,99 miliardi di euro,
  • Cnh Industrial con 13,64 miliardi di euro.
  • Snam con 12,04 miliardi di euro

Le ultime aziende ad aderire sono Iveco (gennaio 2022), Stellantis (gennaio 2021), BPER Banca (agosto 2020), Interpump e Inwit (giugno 2020), Banca Mediolanum (marzo 2020), Banca Generali (dicembre 2019), Nexi (giugno 2019), Hera (marzo 2019), Amplifon e DiaSorin (dicembre 2018).

I diciassette highlander del paniere principale fanno parte ininterrottamente dell’élite di Piazza Affari dal 2009.

Perché l’indice FTSE MIB è così importante? Come già detto, l’indice FTSE MIB si basa sui prezzi delle azioni di 40 società ad altissima capitalizzazione di mercato, appartenenti ai principali settori economici e che rappresentano circa l’80% della capitalizzazione totale del mercato azionario italiano. Sebbene esistano altri indici per il mercato azionario italiano, come vedremo, è l’indice FTSE MIB che permette di valutare in modo ampio lo stato del mercato azionario italiano, in quanto tiene traccia delle maggiori società con la più alta capitalizzazione di mercato e quindi con il maggior peso sul mercato.

Viene calcolato e pubblicato sia durante le contrattazioni in tempo reale sia alla chiusura delle contrattazioni.

Essendo un indice dei prezzi e pertanto non tiene conto dei dividendi o di altre coperture periodiche pagate dalle 40 società che include (il FTSE MIB Dividend Index sì).

FTSE MIB e altri indici

È chiaramente importante sapere quali società siano incluse nell’indice FTSE MIB, ma è altrettanto importante sapere che esistono altri tipi di indici secondari alla Borsa di Milano. Per evitare confusioni che potrebbero portare a una perdita di denaro, è meglio chiarire la natura degli altri indici a Milano.

  • FTSE MIB Dividend, che rappresenta il valore cumulativo dei dividendi ordinari lordi dichiarati e pagati da tutte le società incluse nell’indice FTSE MIB.
  • FTSE MIB All Shares: Include tutte le società incluse nell’indice FTSE MIB e nei due indici minori, FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia Small Cap.
  • FTSE MIB Small Cap: riporta la performance delle azioni di tutte le società al di fuori del FTSE MIB e del FTSE MIB Mid Cap dopo l’applicazione dei valori di aggiustamento della capitalizzazione.
  • FTSE MIB Mid Cap Include i 60 titoli più liquidi e capitalizzati quotati sui mercati MTA e MIV che non fanno parte dell’indice FTSE MIB.
  • FTSE MIB Star Include tutti i titoli societari del settore STAR, ossia le società con una capitalizzazione media e un capitale sociale compresi tra 40 milioni di euro e 1 miliardo di euro.
  • FTSE MIB Aim Italia Include tutte le azioni di società attive sul mercato AIM, il mercato alternativo dei capitali.