Il Quantitative Easing europeo sulla rampa di lancio
Negli ultimi giorni sono stati divulgati maggiori dettagli riguardanti il Quantitative Easing, made in Europe, fortemente voluto dal (nostro!) Mario Draghi, Presidente della BCE. In quest’articolo cercheremo di sintetizzarne le principali azioni e implicazioni del piano europeo di espansione monetaria.
Più volte in passato abbiamo affermato l’importanza del ruolo ricoperto dal nostro connazionale, non solo per il nostro Paese, ma per l’intera Unione Europea. Il principale compito di una banca centrale, così come dei maggiori responsabili di politica economica mondiali, consiste nel porre in essere tutta una serie di azioni atte a promuovere e agevolare lo sviluppo delle attività produttive e, più in generale, economiche. Affinché questo compito sia svolto in modo sano, è, tuttavia, necessario che lo si faccia con un occhio di riguardo alla situazione patrimoniale (di bilancio) dell’istituzione per la quale si opera.
Il QE europeo – seppur inferiore, per ora, a quello che in tre fasi è stato implementato negli USA, per un totale di quasi 3.500 miliardi di dollari – è stato accolto con estremo favore dai mercati finanziari: Azioni e Obbligazioni hanno brindato registrando performance straordinarie nel mese di gennaio. Il Quantitative Easing varato dalla BCE prevede, a partire dal prossimo marzo, l’acquisto di titoli pubblici (con scadenze comprese tra i 2 e i 20 anni) da 60 miliardi di euro al mese, fino a settembre 2016. Come spesso facciamo, anche questa volta non ci tiriamo indietro dall’esprimere una nostra opinione in merito: scommettiamo che il piano della BCE proseguirà anche dopo questa scadenza fissata inizialmente?
Al fine di mediare tra le esigenze dei vari partner europei, la posizione “intransigente” della Germania a tal riguardo è ormai ben nota, gli acquisti dei titoli di Stato saranno realizzati sulla base delle quote delle diverse banche centrali nazionali nel capitale della banca centrale europea. Inoltre, per venire ancor più incontro alle richieste legittime dei Paesi europei “virtuosi” – come criticare il buon padre di famiglia che, da sempre, ha gestito correttamente le finanze famigliari e che teme di veder sperperare i propri risparmi dagli altri membri della sua stessa famiglia? – la BCE ha previsto che solo il 20% degli acquisti sarà oggetto di condivisione dei rischi, mentre il restante 80% resterà in capo alle singole banche centrali nazionali. Un ulteriore vincolo alla mutualizzazione dei rischi è legato all’impossibilità di acquistare più del 33% del debito di ciascun Paese, con il limite che si riduce al 25% per singola emissione governativa.
In conclusione, anche l’UE, finalmente, ha deciso di intervenire “pesantemente” per rimettere in moto l’economia continentale. Tuttavia, ancora una volta, la buona riuscita del piano è strettamente vincolata alla capacità dei singoli Stati membri di porre in essere un serio piano di riforme e di efficientamento della pubblica amministrazione. I PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) sono avvisati.
“La Verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi.” – tratto da ”L’attimo fuggente“