La teoria dei giochi: tra conflitti e strategie
Siamo giunti alla fine di questo piccolo tour della teoria dei giochi. Prima abbiamo parlato del dilemma del prigioniero, ovvero di un gioco ad informazione completa. Nella seconda parte abbiamo trattato dell’argomento principe della teoria dei giochi, l’equilibrio di Nash. Ora andremo a fare una panoramica sulla “scatola” che contiene questi e molti altri concetti. Per farlo analizzeremo la storia di questa scienza per poi passare alla sua definizione e alle sue regole.
Benché sia stata resa famosa da Nash, questa scienza trova le sue origini in un carteggio tra Blaise Pascal e Pierre de Fermat sul gioco d’azzardo.
Da cosa deriva il nome?
La locuzione “teoria dei giochi” prende il nome dal libro Theory of Games and Economic Behavior, di John von Neumann e Oskar Morgenstern. In questo libro dei primi anni ’40, questi studiosi avevano cercano di trasformare in modelli matematici, i comportamenti assunti dagli esseri umani di fronte ad una situazione di possibile cooperazione o conflitto.
Che cosa rende importante la teoria dei giochi?
Il dualismo tra conflitto e cooperazione si può trovare in una vastità di campi, dall’Economia ad una partita a carte. Abbiamo visto il caso del dilemma del prigioniero dove “in palio” c’era la libertà ma avremmo potuto adattarlo a miliardi di situazioni reali.
Tornando alla teoria, essa cerca di utilizzare la Matematica per descrivere e predire cosa accadrà in un gioco o in un evento reale.
Tutto può essere ricondotto alla teoria dei giochi?
Ovviamente no, ci sono delle assunzioni che devono essere rispettate perché si possa applicare questa teoria.
- Ogni individuo gioco per vincere e quindi vuole massimizzare il suo payoff
- Ogni individuo ha un numero limitato di mosse
- Qualunque strategia assunto da un giocatore, porta a un risultato che può favorirlo o danneggiarlo
- I giochi possono essere cooperativi, se possibilità che le parti si accordino tra di loro, o non esserlo se tra di essi si creano dei conflitti sulle decisioni presi dagli altri
Chi gioca questi giochi?
Persone intelligenti. Questo è il presupposto alla base della teoria dei giochi. Ogni giocatore sa capire in che situazione si trova ed è a conoscenza che anche l’altro (o altri) partecipante al gioco è intelligente. Esistono varianti diverse dove i giocatori hanno un’intelligenza limitata ma essendo casi molti tecnici possiamo ignorarli senza perdita di comprensione del tema.
Che ruolo ha la teoria dei giochi?
Essenzialmente può assumere due ruoli. Uno, detto positivo, consiste nell’interpretare la realtà e nel cercare di spiegare perché in determinate situazioni un soggetto agisca in un modo piuttosto che in un altro. Nel secondo, detto prescrittivo, si pone come obiettivo quello di determinare quale equilibrio andrà a formarsi (o a non formarsi) come risultato dell’incontro dei due giocatori. Anche qua, la razionalità dei giocatori gioca un ruolo chiave, specie nel determinare se essi siano razionali oppure se sia lo studioso in errore. O entrambe le situazioni.
Concludendo
Pretendere di spiegare tutta la teoria dei giochi in tre articoli non era l’obiettivo di questa “trilogia”. L’autore voleva e spera di aver incuriosito chi non conosceva il tema e di aver intrattenuto chi lo conosceva già. Come detto le possibili applicazioni sono infinite, se ai due prigionieri sostituite gli States e i sovietici avrete la guerra fredda. Se invece inserite nel gioco un’organizzazione criminale e un Paese che la ospita, otterrete…..ma qui non parliamo di geopolitica attuale.
Post scriptum
Dato il successo dei due precedenti capitoli della trilogia, l’autore ci teneva a ringraziare chiunque avesse letto tali pezzi. Che vi siano piaciuti o meno, siete stati comunque preziosi. Direi, prezioso come l’oro.