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Recovery Fund: Caporetto o El Dorado?

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È notizia di ieri sull’accordo raggiunto a Bruxelles sul tanto chiacchierato Recovery Fund. Le notizie che abbiamo sono ancora poche per decretare “vinti” e “vincitori”  e tra la teoria e la pratica vi è un abisso immenso. Rispetto alle proposte fatte dalla Commissione, ci sono stati dei pesanti cambiamenti.

Ma andiamo con ordine e proviamo a capire quali siano i punti-chiave che caratterizzano lo storico accordo e che ha animato la disputa tra i paese definiti “frugali” e i paesi definiti “ambiziosi”.

Recovery Fund: la sintesi dell’accordo

Il pacchetto, come twittato da David Carretta, era impensabile solo 4 mesi fa. Il Recovery Fund si fonda su tre punti fondamentali:

  • 750 miliardi di debito comune UE;
  • 390 miliardi di sussidi a fondo perduto (312,5 per gli Stati membri e 77,5 per bilancio Ue);
  • 360 miliardi di prestiti.

Governance e condizionalità saranno rafforzate rispetto alle Raccomandazioni del Semestre europeo e viene inserito un nuovo strumento di controllo: il “super freno d’emergenza”.  

Questo strumento permette ad un solo paese di bloccare tranche di aiuti portando il caso al Consiglio europeo che decide per consenso. 

Insomma, i piani presentati dagli Stati membri saranno a loro volta approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata. La valutazione sulle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef). Se, “in via eccezionale”, qualche Paese riscontrerà delle illegittimità allora la questione passerà al Consiglio Europeo che prenderà una decisione.

Per quanto riguarda il Bilancio UE 2021-2027 ammonterà al 1.074 miliardi e l’unica risorsa individuata è la cosiddetta plastic tax che partirà dal 2021. Prove tecniche per una politica fiscale comunitaria? Come spiegato in un articolo de Il Sole 24 Ore di qualche anno fa, una prospettiva fondamentale per l’Europa. Attualmente, il quadro variegato e disorganico e di criteri di determinazione della base imponibile, crea delle distorsioni e discriminazioni. Il rischio è che si alimentino comportamenti opportunistici sia da parti degli Stati che dei singoli contribuenti.

Ergo: per superare le difficoltà inerenti ad un ravvicinamento degli ordinamenti tributari degli Stati Membri sarebbe necessario realizzare l’integrazione fiscale con la soppressione del principio di unanimità e attribuendo poteri “sostanziali” al Governo e al Parlamento europei.

Cosa è stato sacrificato all’altare del Recovery Fund?

Si sa, nei negoziati trovare una soluzione comporta fare dei compromessi. E a farne le spese, come ben spiegato su Il Foglio, sono stati:

  1. Lo Stato di Diritto;
  2. Aumenti sostanziali dei rebates per i paesi “frugali”;
  3. I discorsi sul clima in modo parziali;
  4. Sanità transfrontaliera;
  5. Fondi di ricerca (Horizon).

La Commissione dovrà presentare sì, un meccanismo che prevede il voto a maggioranza ma potrebbe non bastare per frenare le irrequietezze ungheresi e polacche. Per quanto riguarda la neutralità climatica entro il 2050 ha visto ridursi i fondi da 50 miliardi a 10.

Ma la svolta storica è un’altra: l’Europa per la prima volta in assoluto emetterà debito per stanziare trasferimenti fiscali.

Recovery Fund: cosa spetta all’Italia?

Demagogia e tifo da stadio a parte, sino ad ora sembra un risultato abbastanza importante per l’Italia. Gli strumenti messi a disposizione per la ripresa economica dall’Europa sono:

  • 240 miliardi linea credito pandemia del Mes;
  • 100 miliardi Sure;
  • 200 miliardi Bei;
  • 1.350 miliardi di PEPP della Bce;
  • 750 miliardi del Recovery Fund.

In particolare, all’Italia spetteranno 81,4 miliardi di euro di sussidi a fondo perduto e prestiti pari 127,4 miliardi di euro. In più, le misure di rilancio dell’economia adottate dopo  febbraio 2020 potranno essere rimborsate (se rispettano i criteri) anche se il Recovery Fund entrerà in funzione solo nel 2021, secondo il principio di retroattività.

Recovery Fund Condizioni
Credit: G. Casula Tableau Public

Cosa ne pensano i mercati?

L’esame dei mercati, il Recovery Fund lo ha superato a pieni voti. Per la prima volta dopo il Covid-19 il mondo degli investitori ha fiducia nell’Europa e nelle sue possibilità di superare la crisi economica e per di più in modo coeso. Secondo Goldman Sachs ha disposizione ulteriori 750 miliardi per sostenere una politica economica in grado di portare a “un rimbalzo più rapido e regolare nell’area euro rispetto a qualsiasi altro luogo, compreso gli Stati Uniti”.

Un attestato di stima importante da parte da una delle più grandi banca d’affari americana.

Ora, l’Italia dovrà dimostrare di essere all’altezza nella gestione delle risorse tanto quanto la capacità dimostrata nelle negoziazioni. Viste anche le grosse difficoltà per le imprese durante il lockdown.

Per capire se si tratta di una disfatta o di una miniera d’oro è ancora prematuro e risulta piuttosto fuoriluogo. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo ma, in questo momento, l’Europa ha battuto un colpo davvero importante!

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