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Stock option e mercati: la SoftBank ha creato una bolla finanziaria?

siamo in una bolla?

Dopo mesi in cui indici americani, trainati dai Big Tech, demolivano record su record, nelle ultime sedute si è assistito ad un ribasso, che molti analisti hanno classificato come una leggera correzione. Ma è davvero così o siamo in una bolla? Perchè si parla della SoftBank? Cosa c’entrano le stock option? analizziamo la situazione nel dettaglio.

Cosa sono le Stock Option

Le opzioni sono un particolare tipo di strumento derivato che, in cambio del pagamento di un premio, conferisce il diritto, e non l’obbligo, di acquistare o vendere un determinato sottostante. L’operazione si svolgerà ad un prezzo stabilito entro, e non oltre, una data prefissata.

Il sito Money.it da questa definizione al concetto di opzione. Non sono altro che degli strumenti finanziari derivati da un sottostante che danno il diritto di acquistare/vendere un determinato titolo ad un prezzo fissato in precedenza. Ciò perchè lo speculatore si aspetta che il prezzo di un titolo possa crescere nei mesi successivi e, arrogandosi il diritto di acquistare lo stesso titolo dopo un toto di mesi ad un prezzo inferiore delle previsioni, gli permette di realizzare un importante profitto.

Le opzioni possono essere:

  • Put, se decido di vendere ad un prezzo maggiore rispetto a quello che presumo abbia il titolo dopo un determinato intervallo temporale
  • Call, se decido di acquistare un titolo ad un prezzo più basso dopo un determinato intervallo temporale

Negli USA si può esercitare il diritto derivante dall’acquisto dell’opzione in qualsiasi momento entro la data di scadenza, mentre in Europa si ha l’obbligo di farlo nella data concordata.

La mossa della SoftBank

La SoftBank è una multinazionale giapponese che opera in numerosi settori, tra cui la finanza, la telefonia fissa, i servizi di connessione ad internet e la progettazione di semiconduttori. Ad Aprile la holding era finita nei guai a causa di un investimento in WeWork che le ha fatto perdere 900 miliardi di yen (circa 7,8 miliardi di dollari).

In questi giorni Softbank è stata messa sotto i riflettori da prestigiosi giornali americani, come il Wall Street Journal e il Financial Times, che l’hanno etichettata come “la balena del Nasdaq” a causa di una serie di operazioni finanziarie.

Ma andiamo con ordine. La holding possiede un fondo, il Vision Fund, con un valore di circa 100 miliardi, che utilizza da tempo per finanziare aziende operati nel settore tecnologico e start up. Nel secondo trimestre 2020, approfittando del buon andamento di alcuni titoli del mercato americano, la SoftBank ha versato sul mercato un’enorme quantità di liquidità. La holding ha infatti acquistato opzioni call per un valore di 4 miliardi di dollari, investendo su Microsoft, Amazon, Tesla, Facebook e Google. queste operazioni hanno portato a delle conseguenze. Ogni sistema economico risponde agli stimoli che gli vengono dati: come ha risposto il sistema il mercato azionario americano?

Le conseguenze

La prima tangibile conseguenza riguarda la frenesia dei mercati. Generalmente non esiste una correlazione certa tra il mercato delle opzioni e un indice. Tuttavia in questo caso la crescita di volume delle transazioni di opzioni, ha portato gli operatori ad investire in modo massiccio ed euforico sul Nasdaq e sullo S&P500, portando il prezzo degli indici a demolire record su record. Si può notare la portata di questo rialzo nei seguenti grafici.

Grafico Nasdaq
Grafico S&P500

Nonostante l’euforia dei mercati, il prezzo di tali indici non avrebbe mai raggiunto queste vette senza grosse cifre di denaro. E veniamo dunque alla seconda conseguenza. Le banche, quando devono acquistare delle opzioni, per evitare di essere in perdita nel momento in cui chi acquista l’opzione decide di esercitarne il diritto, acquistano il sottostante nel momento in cui viene sottoscritta l’opzione. Ed ecco che fiumi di denaro si riversano sul mercato azionario, creando una spaccatura sempre più evidente con l’economia reale.

Due preziosi alleati

Ci sono due indicatori molto importanti che misurano la “paura” del mercato. Si tratta del VXN e del VIX, i quali misurano la volatilità attesa del mercato in base al volume di opzioni put e call acquistate rispettivamente su Nasdaq e S&P500. Generalmente, quando il mercato cresce, questi indicatori (e quindi la volatilità) scendono. Viceversa quando i mercati si muovono al ribasso questi indicatori crescono.

Ebbene, come si può notare dalle immagini seguenti, nei mesi precedenti, mentre gli indici sopracitati si muovevano al rialzo, questi indicatori crescevano.

Grafico VXN
Grafico VIX

E’ scoppiata la bolla?

Il Nasdaq tra giovedì e venerdì ha perso complessivamente il 7,5 %. Una leggera correzione contro l’+83% registrato da inizio Marzo? Non esattamente. Di seguito viene riportato il grafico sul volume delle opzioni call che riguardano i titoli del FAANG, includendo Tesla e Microsoft.

Come si può notare, a settembre il volume delle opzioni call è crollato. Significa che si sta verificando il contrario di quanto avvenuto in precedenza: SoftBank e altri soggetti stanno vendendo le opzioni call per incassare le plusvalenze effettuate. Ache traders, gli hedge fund e gli insider, fiutando l’andamento delle cose, hanno iniziato a vendere. Si è innescato così il movimento generale dei prezzi al ribasso degli ultimi due giorni della settimana precedente.

Ma davvero siamo davanti ad una nuova bolla finanziaria? In realtà il futuro del mercato azionario Usa dipende da molte variabili.

Tra elezioni, Fed e vaccino

A Novembre si voterà per le presidenziali Usa. Questa è una variabile fondamentale per prevedere il movimento dei mercati, i quali tifano Trump. Il favorito di Wall Street, grazie all’appoggio della Fed, ha portato euforia sui mercati fin dal primo giorno della sua elezione, come dimostra il grafico seguente:

Anche la Fed gioca un ruolo fondamentale per i mercati. Jerome Powell, dopo qualche uscita cauta, ha espressamente detto che

La Fed farà di tutto per sostenere l’economia. Siamo pronti a mantenere l’inflazione media oltre il 2% se necessario

Il capo della Fed ha dato una chiara direzione alla politica monetaria della banca centrale americana. Una direzione chiaramente espansionistica.

Non bisogna sottovalutare l’eventuale avvento del vaccino entro la fine del 2020. Questo, nonostante il quadro dell’economia reale non sia florido, porterebbe acqua al mulino dei mercati azionari, che riprenderebbero la loro marcia al rialzo.

Dopo aver fatto queste precisazioni, non è facile dire che ci troviamo nuovamente davanti ad una bolla: le prossime sessioni del mercato azionario ci forniranno maggiori indizi.