Trump candidato al Nobel si scontra con Big Pharma
Donald Trump è come sempre sulla bocca di tutti. Ma la notizia di oggi ha davvero del clamoroso: il deputato conservatore norvegese ha proposto il Presidente USA al Nobel per la Pace. Scelta alquanto bizzarra ma a cui ci ha abituato il deputato norvegese. Soprattutto dopo che, nel 2018, lo voleva consegnare al dittatore nordcoreano Kim Jong-Un dopo il summit di Singapore.
Dopo il ban di Tik Tok, si registra anche lo scontro con Big Pharma sul tema del vaccino contro il Coronavirus.
Trump si scontra con Big Pharma
Si sa, la corsa al vaccino è diventata una vera e propria questione geopolitica che, con le dovute proporzioni, potrebbe essere paragonata alla conquista dello spazio tra URSS e USA. Da un punto di vista politico, sarebbe un passo importante verso l’elezione presidenziale americana del 3 Novembre.
Da un altro punto di vista, sarebbe una conquista per la ripartenza economica consegnando un vantaggio competitivo per chi lo trova per primo. Tutti fattori che hanno spinto a Donald Trump a spingere per una vaccinazione di massa prima delle votazioni.
Ma Big Pharma ci ha messo la faccia ed ha rassicurato il pubblico confermando che non ci saranno accelerazioni “elettorali” per immunizzare i cittadini. Lo hanno fatto tramite una dichiarazione firmata da ben nove aziende farmaceutiche che stanno svolgendo test sul vaccino. Le aziende coinvolte sono: AstraZeneca, BioNTech, GlaxoSmithKline, Johnson&Johnson, Merck, Moderna, Novavax, Pfizer, Sanofi.
Trump scontro con Big Pharma: tutti i vantaggi economici delle vaccinazioni
Nonostante tutti gli studi e le ricerche scientifiche smentiscano i presunti rischi dei vaccini, questi strumenti rappresentano numerosi vantaggi. Oltre ai benefici sulla salute che le vaccinazioni offrono, sono molto utili anche ad abbattere costi fissi in ambito sanitario.
Louis Bell, capo della Divisione di Pediatria del Children’s Hospital di Philadelphia, istituzione ‘ospite’ del Congresso: “I benefici dei vaccini negli Usa tra il 1994 e il 2013 – riporta – sono stati calcolati in 322 milioni di casi prevenuti, 21 mln di ricoveri evitati e 732 mila morti risparmiate. In termini economici, i vaccini hanno permesso di risparmiare 295 miliardi di costi diretti e 1,38 trilioni di dollari di costi indiretti”. Stesso discorso vale per l’Italia: secondo i calcoli di Alberto Villani, vicepresidente Sip: “ su circa 150 casi di meningite da meningococco prevenibili in Italia (di cui il 10% mortale) costano al Ssn tra i 17 e i 21 milioni di euro, mentre per quel 10-20% di casi gravi la cifra sale e arriva tra i 18 e i 47 mln. Trasponendo i dati ottenuti in altre nazioni (Spagna, Canada, Australia) è possibile calcolare, come mostrato da Villani in alcune sue relazioni al Congresso, i costi derivanti dai ricoveri in urgenza nei casi di meningite da meningococco B che solo nella fase acuta, in Italia, possono arrivare a una cifra compresa tra i 15 e i 20 mln circa l’anno.
Quanto costa non vaccinare i propri figli?
Anche le cifre sul “non vaccinare” negli Usa sono importanti oltre a danneggiare la vita altrui. Charlotte Moser del Children’s Hospital ha dimostrato che sui 107 casi di morbillo del 2011, hanno avuti costi indiretti tra i 2,8 e i 5,5 milioni di dollari. Un’epidemia di meningococco negli USA può costare i 320 e 620 mila dollari. “Per cercare di convincere i genitori a vaccinare i figli – spiega Bell – bisogna essere appassionati nel descriverne i benefici e i profili di sicurezza, sapendo che le preoccupazioni principali riguardano il rischio di autismo e quello di sovraccaricare il sistema immunitario”.
Insomma, i benefici dei vaccini non sono semplicemente inerenti alla salute (e questi sono indiscutibili) ma anche a livello economico. Trasportiamo questi dati sulla situazione attuale: una pandemia globale che rischia di mettere in stand-by l’intera economia mondiale. Oltre, ovviamente, a mietere centinaia di migliaia di altri morti mettere in ginocchio molte economie.
Trump candidato al Nobel
Nel frattempo, è arrivata comunque la proposta niente poco di meno che da Christian Tybring-Gjedde, 57 anni, presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato. Balzato agli onori della cronaca per aver nominato Kim Jong-Un al Nobel per la Pace del 2018.
Il deputato scandinavo su Fox News si è espresso in questi termini “L’accordo fra Israele ed Emirati Arabi che si firma il 15 settembre è fondamentale. Non sono un sostenitore di Trump, ma credo abbia fatto più di tutti gli altri candidati per promuovere la pace nel mondo e il comitato dovrebbe guardare ai fatti, giudicandolo su quelli”. Tybring-Gjedde è un populista membro del partito di estrema destra Framstegspartiet. Si tratta del partito del Progresso che proprio come Trump si batte contro gli immigrati.
Se questa decisione verrà confermata lo si saprà tra un anno e alimenterebbe il continuo paragone con il suo predecessore. Parliamo dell’acerrimo “nemico” Obama che il Nobel lo ottenne nel 2009 dopo appena nove mesi di presidenza.