La FED boccia Deutsche Bank
La dichiarazione della FED
La FED ha bocciato con i suoi stress test la controllata americana del colosso tedesco, che gestisce circa 133 miliardi di dollari di asset finanziari. Addirittura per “carenze ampie e critiche”. La Federal Reserve ha scritto che “le preoccupazioni includono debolezze concrete nelle capacità di controllo sui dati a sostegno del processo di pianificazione del capitale, nonché debolezze nella metodologia usata per prevedere entrate e perdite in caso di stress”. Tra l’altro su Milano Finanza è già categorizzata come classe di rating “E” dove la E è appunto il livello più basso. Dai grafici ci si può fare un’idea anche solo guardando la discesa del prezzo delle azioni e del rialzo dei CDS.
I problemi di Deutsche
Il “mancato passaggio del turno” diremmo in termini calcistici non comporta però alcuna decisione a riguardo dei dividendi che riceveranno gli investitori tedeschi. Al momento si prospetta un periodi di austerity con investimenti richiesti sulla prevenzione del rischio e la gestione del personale. Per quanto riguarda sempre i dividendi però la controllata non potrà staccare alcun dividendo alla Deutsche senza l’approvazione della Fed. Inoltre potrebbe ridurre ulteriormente alcune delle sue operazioni negli Stati Uniti, scrive oggi l’agenzia americana Reuters. Proprio in queste ore Deutsche Bank ha annunciato di aver effettuato investimenti significativi per migliorare le sue capacità di pianificazione del capitale. Si aggiungono controlli alle infrastrutture nella sua controllata americana e ha cominicato che collaborerà con le autorità di regolamentazione per “continuare a sviluppare questi sforzi”. Bisogna tenere anche presente il preoccupante rapporto costi ricavi di Deutsche, attualmente al 93%
Giusto per aggiungere altra benzina sul fuoco, in America Deutsche viene notevolmente contestata e si mostrano perplessità sull’efficacia del nuovo piano di rilancio del ceo Sewing che punta sul taglio di 7.000 dipendenti e sulla riduzione «graduale» delle attività di investment banking negli USA. L’obiettivo di tagliare 23 miliardi di costi nel 2018 e 22 miliardi nel 2019 viene giudicato poco credibile dal mercato. E viene addirittura bocciato dall’agenzia di rating Usa Standard & Poor’s, che a maggio decide di tagliare il rating di Deutsche Bank. Non proprio un bel periodo per la nostra tedesca.
E a questo si aggiunga un’inchiesta ormai alle battute finali, rivelata da Bloomberg, da parte della Banca centrale europea sulla modalità seguita dalla tedesca con cui contabilizza i derivati di livello 3. Se la Bce dovesse prendere decisioni serie, molto probabilmente i ratio di liquidità e di solvibilità cambierebbero in peggio.
Goldman Sachs e Morgan Stanley
La FED non ha dicerto riparmiato i due colossi amricani. Adesso costoro hanno il divieto di aumentare i dividendi. La Banca centrale americana ha poi aggiunto di aver approvato (in via condizionale) i piani di ristrutturazione di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Qui è tenuto presente che i ratio sul capitale sono stati impattati negativamente dalle modifiche apportate alla normativa fiscale voluta da Trump.
Dopo l’annuncio degli Stress Test, Morgan Stanley ha dichiarato addirittura che distribuirà 6,8 miliardi di dollari in dividendi, in linea con lo scorso anno. E Goldman Sachs ha aggiunto che darà fino a 6,3 miliardi, di cui 5 miliardi attraverso il riacquisto di azioni e 1,3 miliardi in dividendi. Queste banche manterranno i loro livelli di distribuzione del capitale in linea con quelli pagati negli ultimi anni per sostenere il loro cuscinetto di capitale, ha detto la FED.
La Federal Reserve ha inoltre approvato i requisiti di 34 istituti di credito, consentendo loro di utilizzare il capitale aggiuntivo per riacquisti di azioni, dividendi e altri scopi.
I promossi
Fra i promossi a titolo pieno vi sono JPMorgan Chase & Co, Citigroup, Bank of America Corp e Wells Fargo & Co, nonché importanti istituti di credito locali come Capital One Financial Corp, PNC Financial Services Group Inc e US Bancorp.
Oltre alla Deutsche Bank anche altre cinque banche europee sono state analizzate dalla Fed e hanno passato il test. Si tratta di Credit Suisse, UBS, BNP Paribas , Barclays, e Royal Bank of Canada.
GLi stress test sono previsti dal 2010 con Dodd-Frank, la riforma finanziaria voluta da Barack Obama dopo la crisi del 2008. Questi permettono di determinare se gli intermediari finanziari abbiano capitali sufficienti per assorbire perdite. Ma anche per continuare a operare anche in condizioni economiche e finanziarie difficili, come ad esempio una forte crisi.