La lentezza della burocrazia è sempre stata una questione centrale nel nostro Paese. Non si può di certo negare che questa non vada al passo con lo sviluppo tecnologico e che, inevitabilmente, crei disagi. Il modello di Niskanen concerne la realizzazione delle politiche pubbliche, con la consapevolezza che c’è una forte asimmetria informativa tra burocrati e classe politica.
Le assunzioni su cui si basa il modello sono varie. Tra questa, un’ipotesi molto importante è che la burocrazia opera in condizioni di monopolio. La sua attività consiste nel produrre e fornire beni e/o servizi. I burocrati, però, non possono appropriarsi delle risorse che eccedono i costi di produzione dei servizi offerti. La classe politica acquista i prodotti forniti attraverso stanziamenti di una parte del gettito fiscale. La burocrazia è definita agente, mentre la classe politica è detta principale. Vige, quindi, un rapporto di agenzia. Il problema principale consiste nel fatto che la burocrazia agisca massimizzando la propria utilità e non quella del principale (la classe politica e il pubblico) come è richiesto in ogni rapporto di agenzia.
La burocrazia persegue, perciò, la massimizzazione della propria utilità. Questa potrebbe dipendere dal potere personale di ognuno, dal prestigio o dallo stipendio. Secondo Niskanen, tutte le variabili da cui dipende l’utilità della burocrazia, sono correlate positivamente con la dimensione dell’ufficio. Questo è un dato fondamentale, perché la sua massimizzazione è il vero obiettivo della burocrazia. Quando persegue i propri obiettivi, la burocrazia gode di un vantaggio informativo non indifferente. Alla burocrazia sono noti la tecnologia nonché i costi di produzione dei beni e servizi da offrire. La classe politica, invece, ignora tali costi. I burocrati conoscono quanto i politici valutino i servizi in corrispondenza di diverse quantità offerte. Questo è il nodo centrale del modello di Niskanen.
Il vantaggio informativo di cui godono i burocrati è fondamentale. Perché? La burocrazia conosce quanto la classe politica è disposta a pagare per un servizio, oltre al suo costo di produzione. Le condizioni perfette per il cosiddetto “moral hazard”. La burocrazia conosce sia la curva di offerta sia la curva di domanda. La classe politica conosce la propria funzione di domanda. Il ragionamento è graficamente illustrato nella seguente immagine.
Sulle ascisse abbiamo le quantità di beni e servizi, sulle ordinate il loro costo marginale. Il punto di equilibrio è l’intersezione tra domanda e offerta: il punto E. In corrispondenza di E avremo una quantità Q* che permette di eguagliare costi e benefici, in termini marginali. I costi totali di produzione ammontano all’area 0CEQ*. A questo punto, come agirà la classe burocratica?
Se i burocrati agissero perseguendo il bene collettivo, gli stanziamenti di bilancio da questi richiesti eguaglierebbero i costi totali di produzione 0CEQ*. Il modello di Niskanen, però, nasce per dimostrare che il vantaggio informativo di cui gode la burocrazia è sfruttato per la massimizzazione dell’utilità della burocrazia stessa. I burocrati potrebbero richiedere risorse in eccesso e la classe politica non sarebbe in grado di rigettare la richiesta. Considerando la quantità Q*, lo stanziamento di bilancio che la classe politica sarebbe disposta a concedere è 0AEQ*. Questo ammontare potrebbe essere richiesto dalla classe burocratica laddove dichiarasse, mentendo, che proprio 0AEQ* rappresenti il costo totale del servizio e non 0CEQ*. Questo scambio porterebbe più risorse ai burocrati rispetto a quelle necessarie di cui, però, non può appropriarsi per ipotesi.
La risoluzione del problema sta nell’aumento della produzione. Se la burocrazia spingesse la produzione di beni e servizi fino a Q1 anziché fino a Q*, gli stanziamenti disponibili sarebbero 0AFQ1. Questi sarebbero esattamente uguali ai nuovi costi totali di produzione, ossia 0CGQ1. In figura possiamo vedere che i triangoli ACE ed EGF sono uguali. Cosa significa? Le risorse che la classe politica è disposta a stanziare sono in eccesso rispetto ai costi totali di produzione, per la quantità tra 0 e Q* ( ossia ACE). Nonostante ciò, rientrano nei costi totali di produzione per le quantità comprese tra Q* e Q1. Questo implica che potranno essere assorbite dalla burocrazia senza violazione delle ipotesi del modello. La conclusione di Niskanen è che la classe burocratica massimizza la propria utilità, diversa da quella della collettività. Ciò spiega il suo sovradimensionamento. Questo, però, avviene in condizioni di efficienza tecnica: la produzione, infatti, avviene lungo la curva di costo minimo.