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Nell’epoca delle fake news e delle bufale, non manca lo spazio per i nostalgici del fascismo. Quando questi fenomeni si intrecciano, i risultati sono molto pericolosi. Analizziamo qualcuna delle cose buone che mussolini (in minuscolo per licenza poetica) non ha fatto.

Le pensioni del fascismo

Iniziamo dalla bufale principale: mussolini avrebbe creato, dal nulla, il sistema pensionistica italiano. Addirittura, Matteo Salvini aveva dichiarato che per le pensioni ha fatto più mussolini che Elsa Fornero perché la previdenza sociale è nata nel ventennio. FALSO. Quest’ultima è stata creata nel 1898 con la nascita della Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Questo ente era un’assicurazione volontaria che veniva integrata da un contributo dello Stato e da uno degli imprenditori. Nel 1919 l’assicurazione diventa obbligatoria per legge ma ebbe una lunga trafila e il decreto fu convertito solo nel 1923. Dieci anni più tardi, il governo mussolini lo rinomina Istituto nazionale fascista di previdenza sociale. Oltre a creare il falso mito dell’essersi inventati le pensioni, i fascisti utilizzarono l’INFPS come distributore di stipendi per fare favori. La modifica più rilevante fu quella che bandì tutti i sindacati al di fuori di quello fascista e il divieto di sciopero e serrata. Tra le misure introdotte nel ventennio si possono trovare le assicurazioni contro la disoccupazione, gli assegni familiari e la pensione di reversibilità. Nel 1969, nasce la pensione sociale. Oltre un ventennio dopo il ventennio. 

La tredicesima sì ma non per tutti

Questa è una bufala che parte da un qualcosa di vero. Nel 1937 viene introdotta l’obbligo di  una gratifica natalizia ai lavoratori. Prima si trattava di una semplice azione facoltativa. Ma c’è la fregatura: ne beneficiavano solo i lavoratori dell’industria. Gli operai invece ricevettero due ore in più di lavoro (per un totale di dodici giornaliere) e l’impossibilità di rifiutare gli straordinari. Per avere la tredicesima a tutti bisognerà aspettare il 1946.

Il pareggio di bilancio del 1924

Un altro apparente merito del fascismo fu quello di fare una lotta senza sconti agli sprechi e di ridurre le tasse. Questo permise di chiudere il bilancio del 1924 in pareggio. Anche no. 

Il pareggio di bilancio ci fu ma nel 1925 e soprattutto non fu merito della presunta efficacia delle politiche fasciste. Un ruolo chiave fu svolto dall’economista e ministro delle finanze Alberto De Stefani. Per cercare di potenziare la produzione e alleggerire le pubbliche amministrazioni, semplificò numerosi leggi per meglio adattarle al tempo di guerra. Attuò inoltre una politica di liberalizzazione e una riduzione delle spese con un incremento delle tasse indirette. In seguito, la sua figura considerata troppo liberale lo resero inviso sia ai fascisti più estremi che ai grandi industriali del nord. Alla fine fu destituito dal suo incarico dopo che tentò inutilmente di dimettersi.