Con l’art. 13 del D.L. 23/2020 l’obiettivo del Governo è quello di concedere più facilmente liquidità nell’immediato al mondo delle imprese, per far fronte alle passività immediate come il pagamento di fornitori, utenze e altre spese varie da rimborsare nel breve periodo. Tuttavia, l’esecutivo nelle sue dichiarazioni ottimistiche non ha fatto i conti con la realtà. In questo articolo cerchiamo di spiegare alcune criticità con cui le imprese dovranno scontrarsi nella richiesta del prestito.
L’impianto normativo è stato spiegato già in precedenza in un nostro articolo pubblicato circa una settimana fa. Occorre ripetere che l’iniezione di liquidità non avviene con un versamento diretto da parte dello Stato, mediante erogazioni a fondo perduto, ma si parla di un semplice prestito bancario, a tassi agevolati con una garanzia che copre, in tutto o in gran parte, l’intero finanziamento bancario concesso.
Il prestito dovrà essere rimborsato entro 6 anni. È previsto un periodo di pre-ammortamento di 18-24 mesi, dove sarà remunerata solo la “quota interessi” del finanziamento. Si parla sostanzialmente di un sostituzione di passività: vi sarà un maggiore indebitamento nel lungo periodo a fronte di una liquidità corrisposta nell’immediato.
Sappiamo che i fondi che presteranno le garanzie alle PMI sono: il fondo di garanzia delle PMI e il Mediocredito Centrale. Tali fondi ad oggi presentano una dotazione molto limitata (anche a seguito di continui “prelievi” statali) e ciò provoca una maggiore “lentezza” nei pagamenti.
Inoltre, l’erogazione si complica se si pensa che i tempi burocratici per l’escussione delle garanzie pubbliche sono molto lunghi (in media ci vogliono alcuni anni).
I limiti legati alla dotazione e ai lunghi tempi di escussione delle garanzie pubbliche provocheranno conseguenzialmente un atteggiamento degli Istituti di credito molto più ferreo nell’erogazione del prestito.
Con buona probabilità gli istituti di credito saranno portati a richiedere, a chi ne farà istanza, le famose garanzie private: fideiussioni, pegni, garanzie ipotecarie e polizie fideiussorie. Per escutere queste tipologie di garanzie ci vogliono, al contrario, alcuni mesi. Quindi, in definitiva, nel caso in cui il beneficiario non dovesse adempiere al rimborso del prestito, le banche preferiranno rivalersi su quest’ultime.
Le criticità e complessità per ottenere il prestito non finiscono qui. Se è vero che per i finanziamenti fino ai 25 000 euro non sarà prevista nessuna valutazione di merito creditizio, e altrettanto vero che non vi sarà comunque un’erogazione automatica. Infatti le Banche potranno decidere liberamente di munirsi dei documenti ritenuti opportuni e decidere se concedere liquidità.
Le cose si complicano per i finanziamenti fino a 800 000 euro: in tal caso, non solo spetterà alla banca decidere se deliberare il prestito ma sarà prevista una valutazione di merito creditizio.
Analizzando il “quantum” possiamo constatare che sul prestito matureranno interessi. Per i finanziamenti sotto i 25.000 euro i tassi d’interesse sono predeterminati per legge e oscilleranno tra il 1% e il 2%. Per i finanziamenti da €. 25.000 sino ad €. 800.000 gli interessi sono lasciati alla determinazione delle banche, per bisognerà stare attenti in fase di contrattazione.
Queste criticità rischiano inevitabilmente di “svuotare” la ratio della norma, ovvero quella di dare liquidità subito. La paura per le imprese è di non reggere alla situazione e di rischiare di uscire presto dal mercato. Questa situazione di incertezza si aggiunge a quella sull’erogazione della cassa integrazione che molto dipendenti aspettano da più di un mese.