Il prezzo negativo del petrolio ci permette di essere pagati per fare il pieno all’auto? Beh, no.
Quello che ci chiediamo davanti alla tremenda caduta del prezzo del petrolio è: perchè un produttore dovrebbe pagare per il “proprio” petrolio?Bene, partiamo dalla considerazione principale ossia che, per alcuni, liberarsi delle scorte vendendole, è meglio che fermare l’attività del tutto. Un lockdown su questo settore, è piuttosto difficile da realizzare per varie ragioni: in primis, il settore petrolifero statunitense è fatto di aziende private e non da aziende controllate dallo stato come in Russia o in Arabia Saudita. In secundis, non è garantito che i pozzi, una volta ripartiti, abbiano le stesse capacità di funzionamento.
Pagare per vendere le scorte è utile anche a chi lo ritiene più conveniente che trovare fisicamente un posto per raggruppare le scorte. Inoltre, spostare i barili, può essere rischioso: un danno ai barili, costerebbe più che pagare per vendere i barili stessi. Il problema sullo storage nasce, anche, dalla pandemia in corso: il coronavirus ha ridotto gli spostamenti, quindi ha provocato un collasso della domanda stessa di petrolio. Le scorte hanno raggiunto livelli piuttosto alti: pensate che nei siti di stock in Oklahoma, tra i più grandi, da fine Febbraio si sono registrati aumenti di scorte del 48%, per un totale di 55 milioni di barili ( la capienza massima è di 76 milioni di barili).
Si dice che Trump, voglia proporre questo: pagare gli estrattori petroliferi per tenere il petrolio “in the ground” e quindi fuori dal mercato fino ad un definitivo aggiustamento dei prezzi.
A questo, è seguita una guerra sul prezzo del petrolio tra i maggiori produttori che ha portato ad un ulteriore collasso, ma dal lato della produzione. Eppure, come abbiamo già visto, è recente l’accordo sul taglio della produzione tra i paesi dell’Opec e la Russia: un taglio drastico, ma inutile forse.
Da sognatori, chiaramente, il primo pensiero è: “se crolla il prezzo del petrolio, fare il pieno non costerà nulla”. In realtà, nemmeno in un modo fatato, il prezzo della benzina è diretta conseguenza del prezzo del petrolio che ne è semplicemente la materia prima ( e poi ci sono le cosiddette accise per pagare i debiti di guerra in Etiopia, qualcuno direbbe). Inoltre, ad essere collassato è il prezzo del “gasoline” americano sceso a meno di 1$ per gallone. Questo è dovuto al fatto che sia crollato il prezzo del petrolio WTI che proviene dal Texas e che, negli USA, è il modello di misura e di prezzo preferito. Per l’Europa, si guarda al prezzo del Brent che ha subito una forte caduta, da 60$ a circa 22$ ma è ampiamente sopra lo zero.