Finanza

Dal Recovery Fund al Next Generation UE: la proposta della Commissione Europea

Il 27 Maggio Ursula Von der Leyen ha presentato al Parlamento Europeo il tanto atteso recovery fund: si chiamerà Next Generation UE e sarà un ambizioso piano di investimento a lungo e breve termine. Scopriamo insieme questo nuovo strumento finanziario, analizzandone il documento di presentazione.

Costituzione del fondo

Ai 540 miliardi delle misure già approvate (ossia Mes light, Sure per la disoccupazione e fondi Bei), si affianca il nuovo fondo, costituito da 750 miliardi. Viene riportato anche il modo che utilizzerà l’Unione per avere queste risorse:

Il denaro per Next Generation EU sarà aumentato elevando temporaneamente il massimale delle risorse proprie al 2% del reddito nazionale lordo dell’UE. Ciò consentirà alla Commissione di utilizzare il suo rating creditizio molto forte per prendere in prestito 750 miliardi di euro sui mercati finanziari.

 Questi soldi verranno restituiti attraverso i futuri budgets dell’Unione, ma non prima del 2028 e non oltre il 2058.  
Dal documento si evince altresì che, oltre al Next Generation Ue, la Commissione propone un rinnovato budget UE, costituito da ulteriori 1.1 miliardi tra il 2021 e il 2027. 

I tre pilastri

Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse, si parla di 500 miliardi in grants (cioè a fondo perduto) e 250 miliardi sotto forma di prestito. 
Per “accelerare le transizioni green e digitale e costruire una società più giusta e più resiliente”, gli investimenti seguiranno tre pilastri.  

Il primo pilastro

Il primo pilastro riguarda il supporto agli stati membri per sostenere investimenti e riforme e sarà costituito da tre pezzi. Il “Recovery and Resilience Facility”, con un budget da 560 miliardi è il primo di essi e riguarda la parte più corposa. Un altro pezzo riguarda una nuova iniziativa, il REACT-UE, con un budget da 55 miliardi, fruibile già dal 2020 e che “Sosterrà i lavoratori e le PMI, i sistemi sanitari e le transizioni verdi e digitali e sarà disponibile in tutti i settori, dal turismo alla cultura”. L’ultima parte del primo blocco riguarda l’allocazione di risorse aggiuntive per il Fondo di Transizione e per il Fondo Europeo per lo sviluppo agricolo e rurale per sostenere la transazione green. 

Il secondo pilastro

Il secondo pilastro è incentrato sul rilancio degli investimenti privati ed è anch’esso diviso in tre parti. La prima riguarda la creazione di uno strumento di supporto alla solvenza, che mobiliterà risorse private da indirizzare alle aziende dei settori più colpiti. La seconda e terza parte riguardano l’ampliamento di InvestUe (il programma di investimenti dell’Unione) con più del doppio della sua capacità, e la creazione di un nuovo fondo in grado di sbloccare investimenti per 150 miliardi, grazie ai 15 forniti dal Next Generation UE. 

Il terzo pilastro

Il terzo e ultimo pilastro riguarda la sanità: con un contributo di 9.4 miliardi, si investirà per la prevenzione delle crisi sanitarie future. Sul fronte sanitario bisogna anche ricordare i 7,5 miliardi che la Von der Leyen ha intimato di trovare agli stati per investire nella ricerca di un vaccino.

Ma, concretamente, dove verranno investite queste risorse?

Nel documento di presentazione, spicca al primo posto il Green Deal.
La commissione ha dimostrato di puntare molto su questo segmento di mercato, immaginando il futuro delle prossime generazioni. Si è pensato ad obiettivi più ambiziosi sulle emissioni per il 2030 e, sempre entro questa data, si prevedono 700.000 posti di lavoro in più nel settore, nonché una maggiore indipendenza dell’Unione dal punto di vista energetico. 

Seguendo nella lettura, si trova una grande progetto di digitalizzazione. Il passo obbligato è un’infrastruttura adatta alla rete 5G, essenziale per un’ottima connettività. Ma non solo: per avere una presenza più importante del digitale all’interno della supply chain, si investirà in blockchain, cybersecurity, intelligenza digitale, cloud e molto altro. Sempre nel solco della digitalizzazione, per favorire una nuova imprenditoria e la creazione di posti di lavoro, si è pensato ad un’economia basata su dati reali, per un’ economia sempre più smart. 

Ma la parte che rende unico il Next Generation UE, è quella sulla “ripresa giusta ed equa”. Sottolineando la tragedia della crisi e degli strumenti già attivati per garantire il posto di lavoro ai cittadini europei (SURE), nel documento si afferma che la solidarietà è il punto di partenza per le politiche presenti e future dell’Unione. L’obiettivo è quello di garantire lavoro ai giovani, un salario minimo europeo, la lotta all’evasione: con questi strumenti si vuole creare una più forte economia europea, in grado di competere a livello internazionale.  

Tra speranza e realtà

“Questo è il momento dell’Europa ed è il momento di coglierlo tutti insieme”. In questa frase del documento c’è la logica che ha guidato gli ideatori del Next Generation UE. Si tratta di un piano di investimenti con obiettivi molti ambiziosi: emerge con chiarezza la necessità di riprogettare il mondo in cui viviamo. Ma sarà attuato? Tra i tanti ostacoli, il più ostico si rivelerà la trattativa con i paesi ‘frugali’, reticenti per la possibilità di una mutualizzazione del debito aperta con questa proposta della Commissione.  

Per consultare il documento e approfondire gli argomenti trattati:

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_it

Published by
Vincenzo Varamo