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Correlazioni spurie: come dimostrare ciò che vuoi con la statistica

correlazioni spurie

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Gli Stati Uniti investono in ricerca scientifica, nelle tecnologie e nei viaggi nello spazio e al contempo crescono le importazioni di Uranio. Questo cosa vuol dire? Biden dopo aver definito Putin “assassino” starebbe progettando di attaccare la Russia con armi nucleari? Sembrerebbe quasi la trama di una nuova puntata del noto videogame “Metal Gear Solid” peccato che siano solo le fantasie che potrebbero riempire interi pomeriggi dei vari amanti del complotto.

Si tratta semplicemente di una Correlazione spuria, di cui abbiamo già parlato un po’ di mesi fa e per chi se lo fosse perso, faremo un breve recap.

Correlazioni spurie: di cosa si tratta?

Per chi ha avuto a che fare con gli strumenti di statistica si è sicuramente imbattuto nelle correlazioni: si tratta di una relazione fra due variabili tale per cui ciascun valore della prima corrisponda ad un valore della seconda seguendo una certa regolarità.

Effettuando una regressione o calcolando una correlazione è possibile imbattersi in un problema molto comune: una forte relazione fra due fenomeni ma che non rispettano un legame diretto di causa-effetto. È il caso della rilevazione fra numeri di matrimonio e il numero di rondini in cielo. Infatti, in alcuni territori gli stormi si spostano in determinati periodi dell’anno che coincidono con le date di nozze di innumerevoli coppie. Ovviamente un fenomeno non influenza l’altro.

Questo perché potrebbe dipendere da una terza variabile comune ma che non offra nessuno nesso causale possibile.

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Fonte: Tylergiven.com

La spesa in ricerca degli USA: tra le più alte del mondo

Secondo la rivista specializzata R&D Magazine nel suo 2019 Global R&D Funding Forecast, la spesa globale per Ricerca e Sviluppo nel 2018 è stata di circa 2.246 miliardi dollari. Nel 2009, gli investimenti globali erano più o meno la metà di adesso e gli Stati Uniti occupavano circa il 34% del totale. Oggi gli Stati Uniti investono circa 566 miliardi l’anno e la quota degli States sul totale rappresenta il 25%. A crescere è stata soprattutto (ma non solo) la Cina, che ha guadagnato dieci punti, passando da una spesa di 143 miliardi di dolali, pari al 12,5% del totale mondiale, a una spesa di 486 miliardi di dollari, pari a circa il 22% del totale mondiale. L’Europa, invece, risulta essere il terzo continente per ricerca e nei prossimi anni, se non vi sarà un importante cambio di rotta, il divario è destinato ad aumentare.

Importazioni di Uranio

Solo nel 2015 l’energia nucleare negli Stati Uniti d’America ha generato il 19,5% dell’energia elettrica del Paese. Un anno dopo 61 centrali elettronucleari per circa 99 reattori sono stati in funzione. Questo rende gli Stati Uniti indipendenti dalla dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas.

Nel 2005 sotto il governo Bush, gli States hanno compilato l’Energy Policy Act che ha fornito uno stimolo per gli investimenti per disincentivare le emissioni di anidride carbonica. Questa mossa ha fornito lo stimolo per la realizzazione di infrastrutture adeguate. In particolare, la presidenza Bush ha emesso prestiti in garanzia fino a 18,5 miliardi di dollari per progetti finalizzati a tale scopo. A rafforzare questo impegno è stato il presidente Obama che ha stanziato ulteriori fondi pari a circa 54,4 miliardi di dollari sui prestiti che le compagnie elettriche potranno chiedere per costruire tali impianti nucleari.

In poche parole, le importazioni di Uranio hanno a che vedere con il Dipartimento di Energia e non con le spese in ricerca perciò non si sta preparando a nessuna guerra nucleare.