In vista dell’aumento del prezzo della benzina e del diesel, inevitabilmente si torna a parlare delle accise. Perché sì, è vero. Il prezzo della benzina e del diesel è aumentato a causa soprattutto della guerra in Ucraina che sta portando i Paesi dell’Unione Europea all’embargo delle materie prime dalla Russia. Ma non dimentichiamo che il prezzo del greggio è composto anche da una percentuale, che si aggira intorno al 40%, che noi paghiamo per le accise che a partire dagli anni ’30 del secolo scorso sono state introdotto e mai più eliminate. Ma andiamo per gradi.
Chi ha studiato il fantastico esame di microeconomia, non ha bisogno di spiegazioni. Dovrebbe ricordarlo alla perfezione quasi come se fosse tatuato sulla pelle e nel cuore. Per chi invece non ha studiato economia ed è profano della materia, cerchiamo di dare una spiegazione chiara ed esaustiva del termine “accisa”. L’accisa altro non è che una imposta. L’imposta è una tassa che si paga su un qualsivoglia servizio.
Nel nostro caso, l’accisa è una imposta di consumo che noi paghiamo sulla fabbricazione e sulla vendita dei prodotti. Cosa significa “imposta di consumo”? Una imposta di consumo è una tassa che viene applicata sulla quantità del prodotto e non sul prezzo. Un esempio di imposta sul prezzo? L’IVA!
Nel nostro Paese, i beni soggetti alle accise sono svariati. Si passa dall’alcool ai fiammiferi, dall’energia elettrica al gas metano. Dagli oli lubrificanti ai tabacchi lavorati. Ma per quale ragione noi dovremmo pagare un’accisa sul carburante? A partire dagli anni 2000 si è giunta alla conclusione che il carburante inquina e per far fronte a questo inquinamento sono state imposte queste tasse. Principalmente le motivazioni sono 3:
Il peso fiscale che grava sui carburanti è storia vecchia come il mondo e nonostante la maggior parte delle emergenze per le quali si pagavano le accise sia passata, le accise vengono ancora riscosse.
Ma quante sono quelle presenti nel nostro Paese? Sono 19 le accise presenti in Italia anche se nel 1995 sono state raggruppate in un’unica imposta che nel 2021 ha portato nel bilancio dello Stato ben 24 miliardi di euro. La prima accisa da 0,1 centesimo fu introdotta nel 1935 per sostenere la guerra d’Abissinia alla quale poi si aggiunse quella per la guerra in Etiopia pari a 1,9 centesimi. Per poi passare attraverso la crisi del canale di Suez, l’alluvione di Firenze e la missione prima in Libano e poi in Bosnia. L’ultima in ordine di tempo risale al 2014 ed è relativa al “decreto Fare” che in realtà è rimasto in vigore solo un anno ma l’accisa da lì non si smuove. Di seguito la lista completa di tutte le accise:
Esistono però dei miti e delle leggende sulle accise, specie su quelle sul carburante. È vero che sono state introdotte nell’anteguerra e che sono in vigore ancora oggi ma è anche vero che dal 1995 l’accisa sul carburante è definita in modo unitario ed il gettito che ne deriva non finanzia il bilancio statale in specifiche attività ma nel suo complesso (che proprio male male non fa!).
Quindi la domanda è semplice: perché continuiamo a pagare le accise nel 2022? Facile! Le accise sono un incasso non indifferente per lo stato. La somma di tutte le accise ammonta intorno a 0,41 euro al litro. A questo importo va aggiunta l’imposta di fabbricazione sui carburanti che vale 0,7284 euro al litro per la benzina e 0,6174 euro al litro per il diesel. In parole povere, se non ci fossero le accise, pagheremmo la metà di quanto paghiamo adesso per un pieno alla macchina.
Visto che il gettito finanzia la totalità delle attività dello stato, toglierle potrebbe comportare un grave rischio per il bilancio del Paese anche se abolire quelle di anni ed anni or sono come quella sulla guerra in Etiopia non sarebbe poi così una tragedia greca! Ed a proposito di Grecia. A livello di carico fiscale l’Italia è preceduta solamente dalla Grecia. In area euro l’Italia arriva a toccare il 55%, mentre la Grecia sfiora il 60%.
L’Olanda è il Paese dove un pieno alla macchina costa di più (quindi se avevate idea di andare a fare un pieno ad Amsterdam, toglietevelo dalla testa!). Basti pensare che ad inizio anno il costo del carburante aveva superato quasi i 2 euro al litro. Mentre è la Spagna che ha il prezzo più basso; circa 1,520 euro al litro! Barcelona venimos!
Dunque, a conti fatti, è vero che le accise si riferiscono ad eventi che ormai sono belli che andati ma è anche vero che senza l’introito proveniente da esse il bilancio statale potrebbe fortemente risentirne. Quindi che si fa? Il prezzo della benzina sale mentre quello del diesel è già alle stelle. Le accise stanno lì e non si toccano. La Russia vuole bloccare il suo petrolio. Non sentite nell’aria l’eco del 22 novembre 1973, il giorno dell’Austerity? Siete pronti al blocco delle auto di domenica? Quindi…Pedibus! Come dicevano i latini!