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Chi dice che i soldi non facciano la felicità?

Spesso si sentiamo dire che i soldi non fanno la felicità ma è davvero così? Sapevate che due ricercatori dell’ Università di Princeton nel 2010 hanno condotto uno studio proprio sul costo della felicità? Non lo sapevate? Beh, analizziamolo assieme.

Soldi e Felicità: esiste una relazione?

Possono i soldi comprare la felicità? Una domanda eterna, tanto breve quanto complessa, a cui probabilmente è impossibile dare una risposta definitiva.

Soldi : Felicità = Scienza : Filosofia?

Il concetto di felicità, infatti, per sua stessa natura non può essere ridotto ad una mera definizione oggettiva ed unica, come può essere quello dei soldi. Già capire cosa sia la felicità è di per sé qualcosa che ci porta ai confini con la filosofia. Pretendere di identificare una precisa correlazione con i soldi è qualcosa di impossibile! Tuttavia, alla scienza piace trovare risposte a domande impossibili. Anche quando questo significa proporre delle soluzioni possibili e non definitive, ma comunque più ragionate di altre.

Questo è proprio quello che hanno cercato di fare due scienziati statunitensi dell’Università di Princeton in uno studio del 2010, probabilmente uno dei più famosi in questo delicato campo della ricerca. Lo psicologo Daniel Kahneman e l’economista Angus Deaton, detentore di un Premio Nobel per l’economia, sono stati i realizzatori di tale studio. Analizzando una grande quantità di dati, gli scienziati sono riusciti a trovare delle interessanti correlazioni tra reddito e “felicità” nei cittadini statunitensi.

I soldi fanno la felicità? Lo studio

La ricerca di Deaton e Kahneman è stata condotta sulla base di 450.000 risposte al sondaggio effettuato fra il 2008 e il 2009 dalla Gallup Organization. Nello studio gli autori non si sono posti l’obiettivo di misurare la “felicità” delle persone. Hanno determinato la correlazione fra reddito e due indicatori di benessere: il benessere emotivo (emotional well-being) e la soddisfazione (life evaluation).

Il benessere emotivo è da interpretare come l’umore giornaliero che rende un breve periodo di tempo, come ad esempio la settimana che state vivendo, piacevole o meno. La soddisfazione è invece da intendersi come la valutazione complessiva che l’individuo ha della propria vita. Distinguere fra questi due sfaccettature del concetto di benessere è molto importante, perché esse non sono necessariamente legate. Infatti, una persona può sentirsi giù di corda durante una settimana particolarmente avversa, ma ritenere comunque soddisfacente la propria vita nel suo complesso e viceversa. Nello studio, sono 3 i parametri distinti che tracciano il benessere emotivo:

  • le affettività positive, date da emozioni come gioia e divertimento;
  • le affettività blu, date da tristezza e preoccupazione;
  • il livello di stress dell’individuo.

Con la scala di Cantril, in cui l’individuo valuta la soddisfazione della propria vita su una scala da 0 a 10, è stata invece valutata la soddisfazione.

I risultati

Siete curiosi di conoscere i risultati? Correlando il benessere emotivo e la soddisfazione con il reddito annuo dei partecipanti al sondaggio, i ricercatori sono stati in grado di individuare una sorta di “costo della felicità”. Analizzando i dati è emerso che a partire da un reddito di circa 75.000 dollari l’anno, il livello di benessere emotivo non aumenta significativamente.

Per darvi un’idea di quanto siano 75.000 dollari all’anno negli Stati Uniti sappiate che a suo tempo la soglia di povertà a livello federale era di 22.050 dollari per una famiglia di quattro persone. Quindi quello che la ricerca ci suggerisce è che i soldi non fanno la felicità? In realtà non proprio, perché il livello di soddisfazione per la propria vita sembrerebbe continuare a crescere all’aumentare del reddito.

Fonte: High income improves evaluation of life but not emotional well-being, Daniel Kahneman and Angus Deaton.

Analizzando il grafico si evince che si ha un maggior grado di soddisfazione per la propria vita (linea in grassetto) all’aumentare del reddito, cosi come un livello di benessere emotivo maggiore (altre linee). Tuttavia tale benessere si riduce quando il reddito annuo arriva a circa 75.000 dollari.

Le varie interpretazioni

L’interpretazione di questi risultati porta a diverse osservazioni. In primo luogo, va fatta una precisazione. Non è detto che un reddito inferiore determini necessariamente un basso benessere emotivo ma può rendere più vulnerabili alle problematiche della vita quotidiana, come ad esempio preoccupazioni finanziarie, un divorzio, o problemi di salute. Un reddito maggiore sembrerebbe garantire una sorta di “scudo” contro le difficoltà della vita? Non è detto, ma sicuramente ci sarebbero meno emozioni negative o stress.

Dal grafico si evince che accumulare ricchezza non sembrerebbe essere necessariamente la chiave di una vita più “felice”. Infatti che al di sopra di un certo reddito stabile il benessere emotivo dell’individuo è ostacolato da altri fattori. Fattori circostanziali della vita che non dipendono necessariamente dal denaro. Quali potrebbero essere? L’ impossibilità di spendere più tempo con la famiglia e gli amici, ad esempio.

Altro aspetto importante da considerare è la soddisfazione complessiva di un individuo. Essa altro non è che una percezione soggettiva. Dunque, la valutazione del benessere è sensibile allo stato socioeconomico dell’individuo e va letta come una misura della “soddisfazione personale” all’interno di un determinato contesto socioculturale, e non come “felicità” nel senso di benessere psichico. Tuttavia questo è solo uno dei tanti studi a disposizione sull’argomento ma è comunque interessante la chiave di lettura che gli autori ci propongono, anche se alla domanda, a quanto pare, non c’è ancora risposta!

Articolo a cura di Axel Baruscotti

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