Come funziona il nuovo sistema di tassazione in Italia?
La rivoluzione fiscale del nuovo sistema di tassazione è pronta per fare il suo ingresso, portando una serie di modifiche nel nostro paese. La proposta di riforma fiscale del vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha come obiettivo principale quello di semplificare il sistema fiscale. L’obiettivo sarà quello di snellire le procedure e migliorare il rapporto con i contribuenti, nel tentativo di ridurre la pressione fiscale generale. Ecco tutte le novità che entreranno in vigore a partire da gennaio 2024.
I nuovi scaglioni Irpef del sistema di tassazione
La semplificazione degli scaglioni e delle aliquote dell’Irpef rappresenta uno dei cambiamenti più rilevanti nel nuovo sistema di tassazione italiano. Attualmente, l’Irpef è suddivisa in quattro scaglioni con aliquote progressive che aumentano all’aumentare del reddito. La riforma prevede una riduzione di questi scaglioni da quattro a tre, semplificando la struttura fiscale. Accorpando i primi due scaglioni di reddito, le aliquote del 23% per redditi fino a 15.000 euro e del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro saranno modificate. La nuova proposta prevede un’unica aliquota del 23% per i redditi da 8.500 euro fino a 28.000 euro.
Il secondo scaglione prevede un’aliquota del 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Il terzo scaglione prevede un’aliquota del 43% per i redditi oltre i 50.000 euro. La riduzione degli scaglioni potrebbe essere un passo verso l’implementazione di una flat tax, un sistema in cui tutti i contribuenti pagano la stessa aliquota indipendentemente dal reddito. Questa semplificazione avrebbe il vantaggio di rendere il sistema fiscale più trasparente ed equo, riducendo la complessità delle dichiarazioni fiscali per i cittadini. Parallelamente all’accorpamento degli scaglioni, la soglia della no tax area per i lavoratori dipendenti verrà innalzata da 8.145 a 8.500 euro. Questa modifica garantirà che coloro che guadagnano redditi inferiori a 8.500 euro non siano soggetti a imposte sul reddito.
Gli incentivi per le nuove assunzioni
Gli incentivi per le nuove assunzioni e i lavoratori svantaggiati rappresentano un importante pilastro della riforma fiscale proposta in Italia nel 2024. Queste misure mirano a ridurre la disoccupazione e sostenere gruppi di persone che potrebbero avere maggiori difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Le imprese che decidono di effettuare nuove assunzioni a tempo indeterminato beneficeranno di una deduzione fiscale del 20% sui costi salariali di questi nuovi dipendenti. Questo incentivo ha lo scopo di incoraggiare le aziende a creare posti di lavoro stabili, promuovendo la sicurezza occupazionale per i lavoratori.
L’azienda può decidere di includere lavoratori svantaggiati, come donne con almeno due figli minori o disoccupate da almeno sei mesi, giovani under 30, Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione) ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza. In questi casi, la deduzione fiscale può essere aumentata al 30%. Questi incentivi non solo forniscono un sollievo finanziario alle imprese attraverso una minore pressione fiscale, ma hanno anche impatti sociali ed economici significativi. Le imprese che adottano politiche di assunzione inclusive possono godere di una reputazione positiva, migliorando così le relazioni pubbliche e la fiducia dei consumatori.
Il nuovo sistema di tassazione per le multinazionali
Le grandi aziende multinazionali con un fatturato di almeno 750 milioni di euro pagheranno un’aliquota fiscale minima del 15% in base alla Global Minimum Tax. Questa misura, adottata da numerose nazioni nel mondo, mira a creare una maggiore equità fiscale tra le imprese. Una delle principali sfide del sistema fiscale internazionale era l’assenza di una tassa minima globale. Questo permetteva alle multinazionali di spostare i propri profitti nei paesi con tassazioni più basse. Questo approccio ha portato a una competizione fiscale sleale e ha permesso a molte aziende di eludere il pagamento di imposte significative. La Global Minimum Tax cerca di porre fine a questa disparità, garantendo che tutte le grandi aziende multinazionali contribuiscano in modo equo alle casse fiscali dei paesi in cui operano.
Una delle conseguenze più importanti è la riduzione dell’evasione fiscale da parte delle multinazionali. Le nuove norme impediscono alle aziende di trasferire i loro profitti in giurisdizioni a bassa tassazione, obbligandole a pagare una quota minima delle loro entrate globali. Ciò non solo aumenta le entrate fiscali per i paesi ospitanti, ma riduce anche la pressione fiscale sui contribuenti individuali e sulle piccole imprese. Le aziende di dimensioni diverse competono su un terreno più equo, poiché tutte sono soggette alla stessa percentuale minima di imposta. Questo incentiva la concorrenza basata sulla qualità dei prodotti e dei servizi, piuttosto che sulla manipolazione fiscale.