In questi giorni si è accesso lo scontro tra INPS, Ministero dell’Economia e Ministero del lavoro per quanto riguarda la stima sulla perdita di posti di lavoro dovuti al decreto dignità. Secondo l’INPS si perderanno 8000 posti di lavoro all’anno mentre secondo i due ministeri la stima non è accettabile.
La domanda che sorge spontanea è: “perché le stime economiche divergono?”
Questa divergenza nelle stime economiche avviene poiché l’economia non è una scienza esatta. Ciò significa che non è possibile utilizzare il metodo sperimentale per convalidare le teorie. Per questa ragione non esiste un modo univoco per calcolare determinati effetti e non esiste neanche la certezza che determinati effetti si verifichino.
L’economia è una scienza sociale, ciò vuol dire che studia i comportamenti dell’essere umano e della società in particolar modo, ma non solo, nelle vesti di consumatori o di imprenditori.
Per poter chiarire meglio come mai ci siano delle differenze nelle stime economiche è opportuno spiegare cosa siano le variabili endogene e cosa siano invece le variabili esogene.
Variabile di un modello economico che influenza le altre variabili del modello e che a sua volta è influenzata da queste ultime.
Ad esempio, nella determinazione del livello di equilibrio del reddito nazionale (PIL) un aumento delle spese per consumi provoca un incremento della domanda aggregata e un innalzamento del livello del reddito nazionale. L’aumento del reddito nazionale causa, per effetto di un incremento degli investimenti, un ulteriore aumento delle spese per consumi. Questo fenomeno si chiama moltiplicatore fiscale.
Caratteristiche contrarie a quella della variabile endogena contraddistinguono la variabile esogena.
Variabile di un modello economico che influenza il modello stesso ma non subisce l’effetto delle relazioni descritte in esso.
Ad esempio, nel modello che determina il livello di equilibrio del reddito nazionale o PIL, un aumento delle esportazioni porta ad un incremento della domanda aggregata e del livello del reddito nazionale ; il volume delle esportazioni, però, non è determinato dal livello del reddito nazionale ma dalla propensione all’importazione degli altri paesi.
Ipotizziamo di essere il Ministro dell’Economia e di voler ridurre le imposte, diciamo di un valore pari a 100.
Considerando le imposte come variabili esogene noi dovremmo dire che il costo di questa operazione è pari a 100.
Considerando le imposte come variabili endogene considereremo che una riduzione delle imposte provocherà un aumento dei consumi che provocherebbero delle nuove entrate.
In questo caso il modello darebbe come risultato un costo inferiore a 100.
Anche se la differenza può sembrare minima in realtà provoca differenze enormi.
Tra le differenze più note vi è sicuramente quella sulla stima dei costi del cosiddetto reddito di cittadinanza. Secondo l’Istat il costo sarebbe di 17 miliardi mentre per l’INPS il costo sarebbe compreso tra i 35 e i 38 miliardi di euro.
Uno degli errori più famosi vide coinvolto il Fondo Monetario Internazionale che, nello stimare gli effetti recessivi in Grecia, commise un errore del 300% (moltiplicatore negativo valutato 0,5 contro l’1,5 che si ottenne).